Refugium Peccatorum

Refugium Peccatorum di Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo. Un Viaggio tra Arte, Storia e Redenzione nei Rifugi Antiaerei di Monopoli.
Refugium Peccatorum di Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo. Un Viaggio tra Arte, Storia e Redenzione nei Rifugi Antiaerei di Monopoli.
Refugium Peccatorum di Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo. Un Viaggio tra Arte, Storia e Redenzione nei Rifugi Antiaerei di Monopoli.
Refugium Peccatorum di Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo. Un Viaggio tra Arte, Storia e Redenzione nei Rifugi Antiaerei di Monopoli.

Un Viaggio tra Arte, Storia e Redenzione nei Rifugi Antiaerei di Monopoli

Nel 2022, i Rifugi Antiaerei di Piazza Vittorio Emanuele II a Monopoli si sono trasformati in un palcoscenico artistico di grande impatto con la mostra “Refugium Peccatorum”, un progetto site-specific realizzato dagli artisti Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo e curato da Roberto Lacarbonara. Organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monopoli in collaborazione con la Fondazione Pino Pascali, l’esposizione ha saputo unire il valore storico del luogo con un’interpretazione contemporanea del concetto di peccato e redenzione. Fondamentale per il successo del progetto è stato il contributo di Antonicelli Metalmeccanica, che ha realizzato le sagome metalliche su cui si basano molte delle opere esposte. L’intervento dell’azienda ha reso possibile la creazione di strutture che non solo supportano l’arte, ma diventano esse stesse parte integrante della narrazione visiva della mostra.

Il Contesto Storico e la Location

I rifugi antiaerei di Monopoli, costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale per proteggere la popolazione dai bombardamenti, sono rimasti chiusi per oltre settant’anni, fino a quando l’amministrazione comunale ha deciso di recuperarli e trasformarli in un contenitore culturale unico nel suo genere. La loro apertura al pubblico ha permesso di riscoprire uno dei luoghi più suggestivi e carichi di storia del territorio, offrendo un contesto perfetto per ospitare eventi e mostre capaci di dialogare con il passato. “Refugium Peccatorum” ha saputo sfruttare appieno questa ambientazione. I lunghi corridoi scavati nel tufo, le cavità oscure e l’atmosfera di isolamento hanno fornito il setting ideale per un percorso artistico che indaga il concetto di peccato e redenzione, in una chiave contemporanea ma profondamente radicata nella tradizione iconografica occidentale.

Il concept della mostra

Il titolo della mostra, “Refugium Peccatorum”, richiama un’antica invocazione alla Vergine Maria nelle Litanie Lauretane, un riferimento a quei luoghi sacri destinati alla redenzione e alla purificazione. Tuttavia, in questa esposizione, il rifugio assume un duplice significato: luogo di salvezza e, al contempo, spazio di espiazione e colpa. Cetera e Di Feo hanno concepito l’intero spazio espositivo come un viaggio purgatoriale, ispirandosi alla tradizione dantesca. Le loro opere alternano momenti di preghiera e atti peccaminosi, mettendo in scena una narrazione in cui il visitatore si trova immerso, sospeso tra la ricerca della redenzione e il confronto con le proprie fragilità. Le installazioni propongono figure umane e animali in pose ambigue, spesso deformate o capovolte, con riferimenti alla simbologia medievale dei bestiari e alla tradizione religiosa cristiana. Il contrasto tra la sacralità del contesto e la crudezza delle immagini rafforza il messaggio della mostra: nessuna anima è immune dal peccato, ma ogni peccato porta con sé la possibilità della redenzione. Il titolo della mostra, “Refugium Peccatorum”, richiama un’antica invocazione alla Vergine Maria nelle Litanie Lauretane, un riferimento a quei luoghi sacri destinati alla redenzione e alla purificazione. Tuttavia, in questa esposizione, il rifugio assume un duplice significato: luogo di salvezza e, al contempo, spazio di espiazione e colpa. Cetera e Di Feo hanno concepito l’intero spazio espositivo come un viaggio purgatoriale, ispirandosi alla tradizione dantesca. Le loro opere alternano momenti di preghiera e atti peccaminosi, mettendo in scena una narrazione in cui il visitatore si trova immerso, sospeso tra la ricerca della redenzione e il confronto con le proprie fragilità. Le installazioni propongono figure umane e animali in pose ambigue, spesso deformate o capovolte, con riferimenti alla simbologia medievale dei bestiari e alla tradizione religiosa cristiana. Il contrasto tra la sacralità del contesto e la crudezza delle immagini rafforza il messaggio della mostra: nessuna anima è immune dal peccato, ma ogni peccato porta con sé la possibilità della redenzione.

L’Intervento di Antonicelli Metalmeccanica: Le Sagome Metalliche come Parte dell’Opera

Uno degli elementi più distintivi della mostra è stato l’uso di sagome metalliche per creare figure antropomorfe e zoomorfe, conferendo alle opere un carattere tridimensionale e scultoreo. Antonicelli Metalmeccanica ha giocato un ruolo chiave in questa fase, realizzando le sagome con estrema precisione e fedeltà alle bozze degli artisti. L’intervento dell’azienda ha permesso di ottenere: Sagome di corpi umani e animali in negativo, intagliate su lastre di zinco o ferro, a volte lasciate nella loro nudità metallica, altre volte dipinte con tonalità scure per accentuare il senso di drammaticità. Superfici lavorate con tecniche avanzate, come il taglio plasma e CNC, per ottenere dettagli netti e precisi, capaci di enfatizzare le forme e le posture delle figure rappresentate. Strutture capaci di dialogare con lo spazio espositivo, creando effetti di luce e ombra che amplificano il senso di inquietudine e introspezione. Grazie alla qualità della lavorazione e alla cura per i dettagli, le sagome metalliche non sono semplici supporti per l’arte, ma elementi narrativi autonomi, che partecipano attivamente alla costruzione dell’immaginario della mostra.

Il Percorso Espositivo e l’Impatto sul Pubblico

Il visitatore che entra nei Rifugi Antiaerei di Monopoli viene immediatamente avvolto da un’atmosfera sospesa tra il sacro e il profano. Le installazioni metalliche emergono dalle pareti grezze del bunker, creando un labirinto di simboli e allegorie che accompagnano lo spettatore in un viaggio di scoperta e riflessione. Tra le scene più suggestive della mostra troviamo: La copula tra una donna e un lupo, simbolo dell’incontro con l’alterità assoluta, con chiari rimandi alle visioni medievali del peccato e della dannazione. Figure umane capovolte e sospese, che ricordano i penitenti o gli offerenti in cerca di assoluzione. Sagome di animali mitologici e reali, ognuno portatore di un significato allegorico legato ai vizi e alle virtù umane. L’interazione tra le opere di Cetera e gli elementi installativi di Di Feo – tra cui ampolle e contenitori colmi di liquidi misteriosi – accentua l’impressione di trovarsi in un mondo sotterraneo sospeso tra il sacro e il dannato. L’impatto sul pubblico è stato profondo: le reazioni oscillano tra stupore e turbamento, segno che la mostra ha saputo raggiungere il suo obiettivo principale – scuotere le coscienze e stimolare una riflessione personale sulla natura del peccato e del perdono. “Refugium Peccatorum” si conferma come un esempio di come l’arte contemporanea possa dialogare con la storia e il contesto architettonico, creando esperienze immersive capaci di lasciare un segno profondo nello spettatore. L’intervento di Antonicelli Metalmeccanica si è rivelato fondamentale nel dare corpo e struttura all’immaginario della mostra. La precisione delle sagome metalliche e la loro perfetta integrazione con lo spazio espositivo hanno contribuito a rendere il percorso visivo ancora più impattante e suggestivo. Questo case study dimostra come la collaborazione tra artisti e aziende specializzate nella lavorazione del metallo possa portare alla nascita di progetti unici, in cui la tecnica industriale non è solo un mezzo, ma diventa parte integrante della narrazione artistica. “Refugium Peccatorum” è stato un viaggio attraverso i confini del sacro e del peccato, della redenzione e della perdizione, lasciando un’eredità importante nel panorama culturale di Monopoli e nella ricerca espressiva di Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo.

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